LA STAMPA – Gianluca Nicoletti – 22 agosto 2014
Gli esperti americani del Pew Research Center: da qui al 2025 la tecnologia porterà occupazione
Ancora c’è una fetta ampia di umanità che teme il progresso tecnologico; lo ritiene antitetico a non ben precisate «leggi di natura». È un pensiero diffuso che attraversa il ceto medio più come esorcismo al tempo che passa che come reale convincimento, è paradossale che chi oggi non vive che grazie alle tecnologie che attraversano ogni segmento della vita quotidiana, se chiamato a esprimersi sembra aver ereditato la diffidenza dei luddisti d’inizio 800, che se la prendevano con i telai meccanici temendo che avrebbero sottratto lavoro alle maestranze salariate.
Forse dovremo riflettere sul fatto che gli oggetti tecnologici che ci assistono ogni istante della nostra vita fanno parte integrante del nostro essere degli umani. Platone temeva che la scrittura uccidesse la facoltà degli uomini di ricordare. Se ci ricordiamo di Platone però è perché anche lui alla fine ha scritto. Esiste comprensibilmente un’istintiva diffidenza verso la tecnologia, è il timore innato di essere spodestati dalle nostre stesse creature, ma noi che per sentirci socialmente considerati temiamo come un cataclisma un’assenza di campo non possiamo allo stesso tempo immaginare un’incombente dittatura delle macchine, uniche mediatrici del nostro universo come profetizzava la cupa saga cinematografica di Matrix.
Le cose non stanno così, noi ci costruiamo macchine per vivere meglio, siamo dal pollice opponibile in poi, animali tecnologici e per questa ragione ci siamo evoluti.
Il Pew Research Center ha condotto un’indagine molto approfondita che dovrebbe rassicurarci sulle nostre paure verso un futuro popolato da nostri surrogati robotici. L’istituto americano che si occupa di sondaggi di opinione, analisi dei media e ricerca nel campo delle scienze sociali, ha interrogato un gruppo di ben 1.896 esperti di prim’ordine per cercare di anticipare quanto, da oggi al 2025, le tecnologie più avanzate come l’ intelligenza artificiale o la robotica saranno il cardine su cui si svilupperanno ampi segmenti della nostra vita quotidiana.
La prima grande preoccupazione della macchina ruba lavoro sembra solo parzialmente fugata: per la metà degli esperti le tecnologie sono state sempre storicamente creatrici di nuovi posti di lavoro, siamo noi umani che dobbiamo educare le nostre capacità all’upgrade tecnologico. L’altra metà degli esperti è più cauta e non sottovaluta la poca adeguatezza delle attuali strutture sociali e soprattutto delle istituzioni che si occupano dell’ educazione a creare le competenze necessarie per un futuro mercato del lavoro. Di sicuro va considerato che mentre l’impatto dell’automazione ha finora investito soprattutto il ceto operaio, nei tempi immediatamente prossimi riguarderà anche il lavoro dei colletti bianchi, che dovranno necessariamente misurarsi con robot e agenti digitali, e per questo acquisire competenze che erano abituati a delegare.
Il nostro quotidiano sarà comunque infarcito di tecnologia in misura superiore a quanto siamo abituati a tollerare in questo momento, ma in compenso questa occupazione sarà per noi meno visibile. Non penseremo più di dovere andare in Internet per fare o cercare qualcosa. Saremo sempre on line e ci guarderemo intorno, come se la rete oramai facesse parte del nostro spazio concretamente percepibile con i nostri sensi.
Per la stessa ragione la tecnologia sarà sempre meno considerata come una componente aliena del nostro corpo, ma è ipotizzabile che cominceremo a «incorporare» i componenti tecnologici che ci aiuteranno a vivere meglio, come oggi facciamo con una protesi acustica o un pacemaker. I dispositivi «wearable» (indossabili) probabilmente ci metteranno ancora tempo per essere capillarmente diffusi in ogni classe sociale, ma dovremo iniziare a fare seriamente i conti con quello che già chiamiamo «l’Internet delle cose». La nostra salute sarà costantemente monitorata, i nostri elettrodomestici ci indicheranno maniere più sane per gestire la nostra vita. È importante però non illudersi che la sbornia tecnologica corrisponderà alla catarsi dell’ umanità. Di tutto il paradiso descritto ci sarà sempre chi farà uso criminale e distorto. La privacy sarà un romantico ricordo del passato, ma di sicuro ancora una volta si salveranno quelli che non smetteranno mai di stare al passo con i tempi.
Gianluca Nicoletti
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