domenica 23 marzo 2014

Mister Yoox, le mie idee nei weekend

L’appuntamento è su Marte, la sala che sta al centro del piano tutto vetri e scale e ringhiere di ferro bianco. Avrebbe potuto anche essere su Giove o Uranio o Sirio o Callisto perché così si chiamano le aree riunioni. O nel suo ufficio che è comunque al di là dei tendoni di velluto rosso che scorrono in circolo: in Yoox Group non ci sono pareti. Come nell’universo. Federico Marchetti ma questa del cosmo è una novità? «Chi non sogna di andare sullo spazio?». Beh, in effetti c’era il Piccolo Principe, per esempio, che non pensava ad altro. «Uno dei miei personaggi preferiti», sorride ancora il manager che sulla terra è fra i più pagati d’Italia dopo Marchionne (Fiat) e Francavilla (Luxottica). Altri eroi? «Peter Sellers in The Hollywood Party e poi l’intelligenza artificiale di 2001 Odissea nello Spazio, Paperino quando diventa Paperinik, Neo in Matrix e il Fellini sognatore». Certo che per essere il presidente/ad dell’azienda italiana più quotata in borsa del 2013 (ha chiuso l’anno con un +173 per cento, oltre sette volte il prezzo di quotazione e una capitalizzazione di mercato che ora è a circa 1,7 miliardi di euro) l’uomo, classe 1969, è decisamente sui generis: «Mi piaceva distinguermi, anche nell’abbigliamento. Anticipavo, per istinto. Penso che questa sia una dote, la mia: cogliere le cose un attimo prima che siano».

Ravennate, figlio di impiegati (papà alla Fiat, mamma alla Sip), 46 anni, una compagna, giornalista inglese, e una figlia. Ha scelto di vivere con la famiglia sul lago di Como, ma ha case anche a Milano e New York. L’accento non tradisce la sua Romagna, dove torna sempre per anniversari e ricorrenze. Quattordici anni fa ha fondato Yoox.com, azienda leader nell’e-commerce:

 «Nel 2000 ero a meno 120 milioni di lire in banca, senza un lavoro, un finanziatore o una famiglia-paracadute. Ma ci credevo. Se fosse andata male? Sarei scappato a fare piadine in Brasile».

Ora invece c’è la Silicon Valley che la corteggia, la vorrebbero là in mezzo, fraGoogle e Yahoo e Microsoft: la chiamano il Bill Gates italiano. «E invece resto. In Italia si vive bene. E pazienza se, qui, continuano a dire “Marchetti chi”? Ci ho fatto l’abitudine il nostro modello imprenditoriale e quello dell’azienda/famiglia e dei figli di.. che però non è mai stato un modello di capitalismo esemplare. Mancano, per questo, ai giovani, eroi positivi». Un «nerd» (secchione), geniale e bizzarro, dicono: «Mi proponevo ogni anno di arrivare al sei, non di più. Ma avevo ed ho una memoria incredibile e quindi…». Erano tutti dieci, o quasi. «Però mi ammazzavo di sport e uscivo con gli amici. Sono sempre stato curioso. La passione vince. Ti porta ovunque a prescindere». Però lei voleva fare lo psichiatra. «Sì. Ma in quell’anno a Bologna a Medicina c’era il numero chiuso e io ero a surfare, con i capelli lunghi, gli amici (gli stessi di oggi) e un pulmino arancione. Non andai al test. In settembre accompagnai Paolo in Bocconi per la prova. Tentai: misi le crocette a caso e io passai e lui no. Un’ingiustizia, sì».  Saranno contenti in Bocconi! «Copiare non è etico, lasciare al caso sì». Morale: laurea con 110 e lode, master alla Columbia, francese e inglese fluente, giapponese da conversazione, e un’assunzione immediata. «È stata un’intuizione: creare un link fra quei due mondi, Internet e moda, pur non appartenendo a nessuno dei due. Di me dico: sono un imprenditore estetico, né un uomo del business, né della finanza». Azienda premiata più volte per la sua «sostenibilità»: il 55 per cento degli 800 dipendenti sono donne e i loro stipendi sono equiparati a quelli degli uomini. Lei lo farebbe il «mammo»? «Per un mese, per un anno dovrei chiedere al Cda. L’universo dei bambini è affascinante e quindi dico magari». A casa si sconnette? «Mai e la mia compagna si arrabbia. Posseggo ogni genere di accesso e, si sa, il weekend produce sempre le idee migliori. E poi sono un appassionato d’arte e di aste: compratore “remoto” (online), naturalmente». Dalla verdura a un Lucian Freud, se però un giorno arrivasse a casa e scoprisse che sua figlia le ha svuotato la carta di credito online? «Purché su Yoox.com! Scherzo. Detesto il pushing: considero il cliente una persona intelligente e non un pollo da spennare». Da solo o in squadra? «Senza i collaboratori giusti non vai da nessuna parte. Diciamo però che nella moda, ci sono ancora troppe personalità assolute». Dopo la moda, l’arte, il cinema (è di questi giorni la notizia del premio Nastro D’argento al corto per Yoox.com con la regia di Stefano Accorsi), cosa? «Lo spazio! Giuro. Non ci credete? Vedrete», e questa frase, pare, l’abbia già detto, «solo» quattordici anni fa.

Paola Pollo - Tempi liberi - Corriere.it (http://moda.corriere.it/2014/03/22/mister-yoox-le-mie-idee-nei-weekend/)




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