giovedì 9 maggio 2013

Startup e territorio

Con il termine Startup si identifica l'operazione e il periodo durante il quale si avvia un'impresa. Nello Startup possono avvenire operazioni di acquisizione delle risorse tecniche correnti, di definizione delle gerarchie e dei metodi di produzione, di ricerca di personale, ma anche studi di mercato con i quali si cerca di definire le attività e gli indirizzi aziendali. Questa la definizione che fornisce Wikipedia di Startup e fa comprendere il significato di questo termine che sempre più spesso leggiamo e viene citato dai media.

Dietro questo termine molto americano c'è un mondo tutto nuovo. È una delle strade, una grande opportunità per rilanciare il lavoro, l'occupazione e fare innovazione. È un approccio culturale che va alimentato, insegnato, spiegato, diffuso, supportato e utilizzato per contribuire a rilanciare il "sistema Paese" in generale e il nostro territorio territorio in particolare. Quando si parla si Startup si tende a pensare unicamente al settore High-Tech, all'informatica, alle imprese che lavorano in internet. Non è così in realtà o meglio l'informatica è ormai pervasiva in ogni attività che intraprendiamo e la rete ci permette di oltrepassare i confini fisici del territorio in cui nasce l'impresa, la Startup. Quindi  la tecnologia è una componente ormai irrinunciabile per "fare impresa". Ma le Startup possono originarsi dai settori più diversi e a volte mai considerati.

Da qualche tempo anche nel nostro Paese si sta prendendo consapevolezza su questo aspetto tanto è vero che il governo precedente, per mano dell'allora ministro Passera, ha dotato per la prima volta l'Italia di un'Agenda Digitale chiamato, non per nulla, Decreto di Crescita 2.0. Un vero e proprio programma di indirizzo sulle Startup con una proposta di legislazione e di agevolazioni destinate a queste nuove imprese che, sul modello americano, devono essere snelle, rapide nel partire e se non funzionano, anche nel fallire. Si perché il fallimento é contemplato nei paesi più avanzati e non viene vissuto come una vergogna, ma come un tentativo andato male che fornisce esperienza per migliorare nel successivo. Oltreoceano é pieno di imprese di successo i cui titolari provengono da insuccessi iniziali. 
Mi auguro che anche il governo Letta abbia la volontà e il tempo di continuare a lavorare su questo decreto.

Sono un convinto sostenitore e nutro grande passione per il mondo delle Startup. Per questo, oltre alla mia attivitá di lavoro, mi interesso e studio molto sul tema. Sono socio di Italia Startup e anche mentore per Innovami, un Incubatore che si trova a Imola. Ho sviluppato diverse idee sul modo in cui un territorio come il nostro potrebbe diventare una culla per l'innovazione e un esempio in Italia e in Europa attraverso le Startup e  l'Incubatore. Possiamo contribuire a creare lavoro grazie alla nostra storia che ha dimostrato la grande industriosità e la capacità di sviluppare ricerca e innovazione in questa regione.

Proprio in virtù del tessuto imprenditoriale privato e cooperativo esistente ritengo che occorra sviluppare la cultura del "give back". Questo termine sottende ad un concetto che si basa su due punti. Il primo sta nella disponibilità di chi ha avuto successo nel mettersi a disposizione, gratuitamente, per valutare la business-idea delle giovani imprese e una volta  scelte, riversare la propria esperienza sulle stesse. Il secondo punto nell'interesse a finanziare le neo imprese con modalità che possono variare da quella del "business angel" a quella del "Venture Capital". Diffondere questo approccio sarebbe un vantaggio per il territorio perché creerebbe un ciclo virtuoso del valore, creerebbe posti di lavoro e svilupperebbe la capacità di pensare al lavoro in modo innovativo.

Il nostro territorio offre possibilità uniche per la creazione di Startup: dalla Meccanica all'Energia, dall'Information Technology alle Charity Company (imprese dedicate al sociale). Tutte in grado di sviluppare business e ricchezza per il territorio. Un forte e riconosciuto incubatore in grado di far nascere, seguire e far decollare le nuove imprese genera richieste di nuovi spazi abitativi e per ufficio, aumenta i consumi e la richiesta di servizi, induce alla nascita di nuovi nuclei familiari che sono portati a rimanere sul territorio e richiama a sua volta altri capitali. Senza trascurare lo sviluppo di un più forte legame con l'Università.

Il tema è lungo e articolato, porterò altri contributi prossimamente. Ma sottolineo che nulla si ottiene con un lavoro metodico, programmato e concreto. E' una questione di approccio, di cultura, di cambio di mentalità. Un solo esempio illuminante: Israele ha 8 milioni di abitanti, non ha materie prime (come noi), ma questo non gli impedisce di essere la nazione con il numero maggiore di Startup nel mondo di cui un buon 50% è quotato al Nasdaq (la borsa dei titoli tecnologici americana). 

Ma il momento è adesso. Se non ora quando ?

Qualche definizione esplicativa dei termini

Incubatore. L'incubatore aziendale o, in lingua inglese business incubator è un programma progettato per accelerare lo sviluppo di imprese attraverso una serie di risorse di sostegno alle imprese e servizi, sviluppate e orchestrate dall'incubator management ed offerte sia tramite l'incubator che attraverso la sua rete di contatti. Gli incubatori variano nel modo in cui forniscono i loro servizi, nella loro struttura organizzativa, e nel tipo di clienti che servono. Il positivo completamento di un programma di business incubation aumenta la probabilità che una start-up rimanga in attività per il lungo termine: storicamente, l'87% degli incubator graduates continua l'attività.

Business Angel. Un angel investor o business angel si può tradurre in italiano come investitore informale nel capitale di rischio di imprese. L'aggettivo "Informale" contrappone tale figura agli investitori nel capitale di rischio di tipo "formale", ossia coloro che adottano un approccio di analisi formale agli investimenti nell'equity, quali i Fondi Chiusi d'Investimento, più propriamenti i fondi di Venture Capital e Private Equity.
I Business Angel sono ex titolari di impresa, manager in pensione o in attività, liberi professionisti che hanno il gusto della sfida imprenditoriale, il desiderio di poter acquisire parte di una società che operi in un business, spesso innovativo, rischioso ma ad alto rendimento atteso, con l'obiettivo di realizzare nel medio termine, 5-7 anni, delle plusvalenze dalla vendita, parziale o totale, della partecipazione iniziale.
I Business Angel sono quindi degli "uomini di impresa", dotati di un buon patrimonio personale ed in grado di fornire all’impresa, sia in fase di start up, sia in fase di sviluppo, preziosi consigli gestionali e conoscenze tecnico-operative, oltre a una consolidata rete di relazioni nel mondo degli affari.

Venture Capital. Il venture capital è l'apporto di capitale di rischio da parte di un investitore per finanziare l'avvio o la crescita di un'attività in settori ad elevato potenziale di sviluppo. Spesso lo stesso nome è dato ai fondi creati appositamente, mentre i soggetti che effettuano queste operazioni sono detti venture capitalist.
Nella maggioranza dei casi, fondi necessari sono erogati da limited partnership o holding in aziende che per natura della attività e stadio di sviluppo non risultano finanziabili dai tradizionali intermediari finanziari (come ad esempio le banche). Il venture capital è una categoria del settore del private equity, che raggruppa tutte le categorie di investimenti in società non quotate su un mercato regolamentato.


(Pierangelo Raffini - Twitter @pier61) - Mio articolo su www.leggilanotizia.it

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