L'umanesimo di Cucinelli, puntellato su letture che vanno da Dostoevskji a Rousseau, fanno tappa nell'insegnamento di San Benedetto e si fondano su Aristotele e la sua etica, è l'esempio di quel capitalismo buono dimenticato, spesso, dalla globalizzazione selvaggia che ritiene possibile il profitto solo a scapito dell'uomo. "L'essere umano va trattato con dignità dal Bangladesh a Ravenna: in ogni parte del mondo l'uomo deve essere rispettato. Il mio sogno è sempre stato di rendere più umano possibile il lavoro dell'uomo e ho cercato di farlo seguendo una massima benedettina: sii rigoroso ma dolce, esigente ma abile". Il successo di Brunello Cucinelli è la prova che il rigore, non la rigidità, unito all'umanesimo sono le carte vincenti anche in un settore difficile come quello del tessile, dove lui opera. I numeri, del resto gli danno ragione, e contro quelli nemmeno il più sincero seguace di Antistene, può nulla. I breakdown ricavi degli ultimi anni parlano chiaro: nel 2010 sono di 203.599 (migliaia di euro), nel 2011 242.635 (migliaia di euro) e nel 2012, anno nero dell'economia globale, sono ancora saliti a quota 279.321 (migliaia di euro).
Cucinelli, a Bologna per partecipare al Mba lecture organizzato dalla Alma Graduate School, incontro moderato dal professor Massimo Bergami, risponde alla domanda che ogni giovane che si affaccia ad un colloquio di lavoro si pone: qual è la carta vincente per entrare in un'azienda, magari proprio la sua? «Io chiedo che scuola ha fatto, non mi interessa il voto, cerco di capire come immagina il mondo, che sogni ha, cosa vorrebbe dalla vita e soprattutto cerco di capire se è una persona per bene. Se lo è ecco, io lo scelgo».
E se si viene scelti da Brunello Cucinelli si entra a lavorare in un'azienda che conta 1020 dipendenti e 3000 collaboratori, in una struttura al cui interno ci sono due piccoli ristoranti (non mense aziendali), un parco dove trascorrere la pausa pranzo passeggiando e un capo che, tenendo comunque sotto controllo con un occhio i fatturati, con l'altro studia Marco Aurelio e cerca, per quanto umano, di migliorare quella fetta di mondo su cui può incidere.
di Deborah Dirani8 maggio 2013 - Il Sole 24 ore - Domenica
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