Un manuale assertivo, in stile Power Point, motivazionale come sanno essere solo alcuni manager americani. L'idea suggestiva (e molto di moda in questi tempi di startup fever) è quella di resettare il nostro approccio al lavoro. Imparare a gestire la nostra carriera con la mentalità dell'imprenditore. Anzi no, con la mentalità di chi nella vita decide di fondare una startup. Il ragionamento di partenza è lineare: l'ascensore sociale è bloccato, non sale più come nel passato, i tassi di disoccupazione sono alle stelle (in Italia si è toccato a marzo il record del 9,8% ndr.), la distruzione creatrice di schumpeteriana memoria sta colpendo le imprese di qualsiasi settore e, non ultimo, la globalizzazione ha reso in Occidente il mercato del lavoro drammaticamente competitivo.
La chiave di volta è tutta nella nostra testa, cambiare mentalità. «Chi fonda un'impresa - si legge nell'introduzione del libro - prende una serie di decisioni in un contesto caratterizzato da poche informazioni, poco tempo e poche risorse. Non ha garanzie né reti di sicurezza, così assume rischi di una certa entità...Il mondo sta cambiando. E il periodo di tempo in cui mantieni lo stesso impiego è sempre più breve. Di conseguenza devi adattarti continuamente. E se non riesci nessuno - né il tuo datore di lavoro, né lo Stato - ti salverà».
Insomma, siamo tutti work in progress. Ogni giorno, affermano i due autori, ci offre l'opportunità di imparare di più, di fare di più. Essere di più, crescere di più nella vita privata e in quella professionale. «Ripensare alla carriera come una fase beta permanente, aiuta a non sederti, ti obbliga a riconoscere che hai dei bug, che hai ancora un'opera di sviluppo da compiere su te stesso, che dovrai sempre adattarti ed evolverti».
Le pagine del libro traboccano della mistica che anima la Silicon Valley: il fallimento come "plus" da mettere sul curriculum, la costante valutazione degli sbocchi sul mercato, la flessibilità come strumento per rivedere e rigenerare i propri asset, i social network come bacino informativo attraverso cui cogliere opportunità di crescita e di lavoro. Tutto giusto in teoria ma l'Italia, va da sè, non è la Silicon Valley. Forse non lo è ancora, o forse non lo sarà mai. Il nostro mercato del lavoro non è quello americano, la struttura delle nostre piccole imprese è poco hi-tech e quasi per nulla flessibile come in California.
Eppure, molti dei consigli presenti nel libro non sono da buttare. Soprattutto per un Paese come il nostro che lamenta una bassa propensione al rischio. Più convincente il capitolo sui social network. L'utilizzo dei social media, sostiene Casnocha, favorisce lo scambio, allarga gli orizzonti, contribuisce a creare contatti e potenzia le prospettive. In sostanza, aiuta a crescere.
Luca Tremolada - Nova 24
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