«Alla fine dell' anno, l' Europa si trova in una crisi economica e finanziaria che, in ultima analisi, si fonda sulla crisi etica che minaccia il Vecchio Continente».
Benedetto XVI, circondato da cardinali e vescovi nella cinquecentesca Sala Clementina, ripercorre temi e avvenimenti dell' anno in una sorta di bilancio, il tradizionale discorso alla Curia prima di Natale è uno dei più importanti e attesi. E il Papa punta subito all' essenziale: nell' Europa affetta dalla «stanchezza della fede», dal «tedio di essere cristiani», spesso «manca la forza motivante, capace di indurre il singolo e i grandi gruppi sociali a rinunce e sacrifici». Certo, «valori come la solidarietà, l' impegno per gli altri, la responsabilità per i poveri e i sofferenti sono in gran parte indiscussi», mormora il pontefice. Però «la conoscenza e la volontà non vanno necessariamente di pari passo». Perché «la volontà che difende l' interesse personale oscura la conoscenza, e la conoscenza indebolita non è in grado di rinfrancare la volontà». L' interesse personale o di gruppo, il bene comune.
Benedetto XVI evoca l' immagine biblica della moglie di Lot che «guarda indietro» alla distruzione di Sodoma e Gomorra e viene trasformata in una statua di sale. Allo stesso modo gli uomini, a cominciare dai cristiani, sono tentati di «guardare indietro, a se stessi» e «diventano così interiormente vuoti, statue di sale!». Dalla crisi «emergono domande fondamentali», insomma: «Dove è la luce che possa illuminare la nostra conoscenza non soltanto di idee generali, ma di imperativi concreti? Dove è la forza che solleva in alto la nostra volontà?». La risposta è il tema centrale del suo pontificato, la necessità di una «nuova evangelizzazione» e di una riforma interiore. Tutto si tiene, nel magistero di Benedetto XVI: per il 2012 ha indetto l' «anno della fede»; già nel discorso alla Curia dell' anno scorso aveva paragonato il nostro tempo al «tramonto dell' impero romano», quando «si disfaceva» quel «consenso morale» senza il quale «le strutture giuridiche e politiche non funzionano». Ma il Papa guarda anzitutto alla Chiesa e riprende il memorabile discorso di settembre a Friburgo: «La vera crisi della Chiesa nel mondo occidentale è una crisi di fede». Nella sua Germania, il «Paese della Riforma» dove ha reso omaggio alla «passione profonda» di Lutero per la «questione su Dio», il Papa esortava la Chiesa a «liberarsi del suo fardello mondano e politico». Benedetto XVI sa che la «grande medicina» contro «la stanchezza» europea esiste già: è la «gioia» della fede vista in Africa come tra i giovani di Madrid. Che non erano mossi da interessi egoistici, «guadagnare il cielo», «sfuggire l' inferno» o «essere perfetti», no: «Questi giovani hanno fatto del bene - anche se è stato pesante, anche se ha richiesto sacrifici -, semplicemente perché fare il bene è bello, esserci per gli altri è bello. Occorre solo osare il salto».
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