sabato 15 ottobre 2011
Quelle aziende che pagano la difficoltà di innovare
Motorola invento' i cellulari, ora è fuori gioco. Commodore è sparita.
Quelle aziende che pagano la difficoltà di innovare. Da Kodak a BlackBerry, il rischio di diventare ex colossi Il caso Apple Prima del ritorno di Steve Jobs, nel 1997, il gruppo era in crisi L' Asia La concorrenza asiatica ha spazzato via molti grossi gruppi europei
«Non è come un iPhone ma per le email è una bomba» dicevano dei BlackBerry gli esperti fino a tre giorni fa. La bomba però è esplosa e Research in Motion (Rim), l' azienda che produce i BlackBerry, è colpita al cuore nella sua roccaforte, la gestione della posta elettronica. Un' abitudine, quella all' email in mobilità, che ha fatto la fortuna di Rim ma che ora le si è ritorta contro. Ieri i disservizi sono lentamente rientrati e il fondatore Mike Lazaradis è comparso in video con aria visibilmente contrita, chiedendo scusa per i disagi che per tre giorni hanno flagellato i proprietari di uno smartphone con la mora sopra. I problemi per i BlackBerry non sono del tutto terminati, ma i guai forse sono appena iniziati. Non solo perché gli utenti furiosi potrebbero chiedere i danni in tutto il mondo, a suon di class action . Ma anche perché il rovescio arriva per Rim in un periodo delicato, con il crollo delle azioni al Nasdaq e i BlackBerry che non tirano più come una volta, schiacciati dall' ascesa di iPhone e Android-Google. «È come un colpo sopra un livido» ha commentato l' analista Richard Winsdor, facendo intendere che la situazione della società canadese rischia ora di precipitare. Ma Rim è in buona, anzi cattiva, compagnia. La storia è costellata di colossi tecnologici passati dalla prosperità al fallimento. O che hanno sfiorato il baratro per poi risollevarsi con una piroetta. Per restare alla telefonia, il boom di Apple e Google nella telefonia ha mandato in crisi nomi storici.
Come Motorola, che il cellulare l' ha inventato: era il 1973, si chiamava DynaTac e pesava un chilo e mezzo. Dopo un paio di decenni di alti e bassi e dopo aver dilapidato in un amen, 5-6 anni fa, il successo stratosferico del sottilissimo Razr V3, Motorola ha deciso in agosto di cedere la sua divisione di telefonini proprio a Google. Ma anche Nokia non se la passa benissimo. Nel 2007, uno smartphone su due venduto nel mondo era finlandese. Ora la quota di mercato è scesa a poco più del 20%. Il 2007 è, non a caso, l' anno del debutto dell' iPhone di Apple. Che i manager di Nokia liquidarono come poco più di un giocattolo. Salvo poi correre ai ripari producendo in tutta fretta telefoni con il touchscreen, che però non hanno mai convinto. Da qui l' abbraccio con Microsoft per produrre cellulari con Windows Phone 7: i primi esemplari si vedranno tra due settimane. Per i finlandesi un «piano B» non c' è: o funziona l' intesa con il gigante americano o il futuro si tingerà di toni scuri. Solo pochi mesi fa Hp ha annunciato lo stop al suo settore tablet e smartphone. L' ultimo chiodo sulla bara di Palm, un marchio che ha fatto la storia dell' informatica negli anni Novanta con i suoi palmari (la versione evoluta delle agende elettroniche del decennio precedente) ma che non ha saputo fare il salto nel mercato della telefonia. Ed è di pochi giorni fa il turbinio di voci che vuole Kodak molto vicina a portare i libri in tribunale. «You press the button, we do the rest» («Voi premete il pulsante, noi facciamo il resto»): uno slogan che per decenni ha sostenuto il business dell' azienda, quasi monopolista nelle pellicole per fotocamere. Ma ora siamo nell' era del digitale, dove si scatta di più ma si stampa molto meno. I fotografi vogliono fare da sé e non lasciar fare a Kodak. Risale invece a metà anni Novanta l' uscita di scena di Commodore, che ha fatto scoprire i videogame a mezzo mondo con il C64 e l' Amiga ma non è sopravvissuta a errori societari e strategici. Era il 1994 e proprio in quell' anno debuttava la Playstation di Sony, in un simbolico passaggio di testimone nel mondo dei giochi elettronici. È stata invece l' avanzata irresistibile dei produttori asiatici a spezzare le reni ai signori degli elettrodomestici europei, come la tedesca Grundig o la francese Thomson. E anche i tv Philips non se la passano benissimo. Spostandosi dagli atomi ai bit, è Internet il territorio dei cambiamenti di scenario più repentini e selvaggi. Qui i «cadaveri» sono innumerevoli. Dal primo grande motore di ricerca, Altavista, destinazione obbligata dei navigatori a metà anni Novanta poi soppiantata dall' onnipresente Google, allo stesso Yahoo, che sta a galla ma che perde terreno, a MySpace, social network oscurato da Facebook. Anche Apple, prima del ritorno di Jobs nel 1997, era con le spalle al muro. Una storia che insegna che nella tecnologia c' è speranza per tutti. Peccato che non tutti abbiano un Jobs.
Paolo Ottolina
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