Tante volte la compagnia diventa agitazione, rumore, disturbo della propria solitudine. Quanti temono di ritrovarsi soli con se stessi e sono alla continua ricerca della compagnia. La felicità forse risiede unicamente nello stare insieme agli altri ? Non credo. C'è una grande differenza tra il piacere superficiale che si prova insieme in mezzo ad altri e quella profonda, essenziale, del convivere con sé stessi, analizzando i propri pensieri intimi, la propria anima, i sentimenti più segreti.
La solitudine rappresenta per noi una magnifica occasione per conoscersi, controllarsi, analizzarsi, formarsi. Questi sono i momenti del cuore, in cui si vede se i sentimenti sono tenaci oppure se sono solo rumore, che si confonde con l'esterno. I sentimenti elevati possono vivere da soli, senza necessità di una presenza fisica. L'isolamento li purifica, li innalza, li rende cristallini.
Al termine di tutto rimane l'attività dello spirito, che ti da gioia vera. La gioia che si posa come un blocco di granito sotto l'acqua che scorre, una gioia che non ti abbandona e non ti delude mai. La gioia provocata dalla lotta interiore, nell'esaltazione interiore. Controllarsi, dominarsi, purificarsi, elevarsi, avere il coraggio di pensare.
E' cosa di tutti i giorni, che si evince anche dai giornali, invece che i molti si accontentano dei godimenti immediati, esteriori, che falsamente si ritengono superiori, ma è vacuità. Spesso non rimane nulla, solo polvere sul cuore e macchie nell'anima.
L'obiettivo da porsi è quello di distaccarsi progressivamente dagli elementi esteriori, sino a che non si è in grado di vivere soli con sé stessi. Aprire le porte all'anima, conoscersi, meditare e riflettere, confrontarsi con il proprio spirito e schiudersi misticamente al proprio io.
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