Quando ogni giorno apriamo i giornali o ascoltiamo le notizie del giornale radio o della televisione, ci sentiamo presi come da uno sgomento, vedendo come tanti principi di convivenza non sono più accettati. V orremmo che queste cose (comportamenti sociali amorali) non esistessero e che chi può esibire lo scoop più grave non venisse per questo premiato con vendite maggiorate. Una particolare causa di tristezza ci viene dalle notizie di sperpero del denaro pubblico. Vorremmo che finisse ogni ipocrisia o buonismo. In tutta questa materia affiora spesso la parola «etica», che appare come la spiaggia della salvezza. Se tutti i politici si attenessero ai grandi principi etici, come quello del primato del bene comune insieme con il rispetto dovuto ad ogni persona, molte cose non succederebbero né sarebbero successe. Ma al di là di tanto parlare, come si ottiene che un uomo si decida a camminare per i sentieri dell' etica, scelga la via del bene, soprattutto quando per essa deve rinunciare a qualche vantaggio o affrontare qualche perdita? Non pochi pensano che sia la Chiesa quella a cui tocca dare il segnale per la grande crociata del bene. Per questo sono doppiamente scandalizzati quando un rappresentante della Chiesa viene coinvolto in affari di dubbia consistenza morale. Ma la Chiesa non ha come suo primo dovere quello di sostenere il comportamento morale degli uomini. Essa deve soprattutto proclamare il Vangelo, che ci dice che Dio accoglie tutti gli uomini, nessuno escluso. Essa deve proclamare il Vangelo della misericordia senza badare a chi ne approfitta per i suoi comodi. Essa fornisce quel tanto di più che ci vuole per fare dell' uomo onesto uno che si ispiri alla povertà di Gesù. Se uno non lascia (almeno interiormente) tutto ciò che possiede non può essere discepolo del Cristo. Qui sta la differenza con tanti sostenitori di etiche di servizio. La Chiesa ritiene di dare con le parole anche la forza per metterle in pratica. Ciò non vuol dire che essa disprezzi l' etica, anzi, è molto preoccupata che l' etica sia ben conosciuta, anche nelle sue motivazioni profonde. Ma un uomo non si cambia a forza di prescrizioni etiche! Pensiamo alla discussione di san Paolo nella lettera ai Gàlati e ai Romani, dove la legge veniva dichiarata santa e buona, ma anche generatrice di peccato. La pura regola etica, non insegna come l' uomo può arrivare alla decisione di servire il bene comune. La forza che Dio dà è quella che fa veramente sussultare il cuore dell' uomo e lo dispone a quello spirito di povertà e rinuncia ad ogni interesse proprio che è la forza di tutti i leali servitori dello Stato, anzi di tutte le persone oneste.
Carlo Maria Card. Martini
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