Secondo il buddhismo la possibilità di vivere a lungo é dovuta ai nostri meriti passati. Anche se non si è buddisti, non fa male pensare a quelli che muoiono da giovani e quindi rallegrarsi di avere vissuto ogni giorno in più. Questo mi porta a pensare alla felicità e al fatto che noi proviamo interiormente questo sentimento indipendentemente dalla situazione materiale in cui viviamo, le circostanze o all'appagamento dei sensi. Nasce dal nostro spirito.
La base di tutto è sentirsi appagati interiormente. Questo significa che la felicità non scaturisce dal numero di cose che possediamo, generalmente questo ci porta a volerne sempre di più, ma alla soddisfazione che troviamo in noi stessi. Nella nostra qualità di vita, nei Valori in cui crediamo.
Non bisogna ricercare la vera felicità interiore come una formula magica, è un divenire continuo, non c'è un momento in cui si può arrivare ad affermare: adesso sono veramente felice dentro di me. Penso che sia una ricerca continua dell'appagamento interiore anche nelle piccole cose, nei gesti più comuni, nelle sensazioni tattili od odorose, nella visione di un'opera d'arte, di un paesaggio.
La felicità è uno stato mentale a cui occorre imparare, quotidianamente, a predisporsi.
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