Libertà significa essere in grado di ottimizzare tutte le potenzialità della propria vita, e una vita pienamente realizzata è fatta di amicizie, affetti, legami resi possibile da esperienze personali e rapporto con gli altri sempre più profondi e significativi. Si è liberi se si cresce in una società globale che offra opportunità di esperienze empatiche a qualsiasi livello di comunicazione. Il nuovo sogno di tutti è la qualità della propria vita.
Generalmente quando pensiamo alla libertà , l'associamo al fatto di essere indipendenti. Da un punto di vista empatico invece, essere veramente liberi significa essere vulnerabili. Se la libertà è la capacità di sviluppare pienamente le proprie potenzialità e se una vita piena si misura in base al grado di profondità, all'estensione e alla diversità dei propri rapporti, allora quanto più si è vulnerabili, tanto più si è propensi a stabilire rapporti intimi e profondi con gli altri. Vulnerabili in questo senso, non significa essere più deboli, vittime o perdenti, ma piuttosto essere aperti a una comunicazione a livello più profondo dei rapporti umani. Essere vulnerabili significa avere fiducia nei propri simili, credere che gli altri ci tratteranno come un fine e non come un mezzo, che non verremo manipolati per le convenienze altrui, bensì considerate come persone apprezzate.
Ed è proprio quando veniamo trattati dagli altri come un fine che diventiamo veramente liberi. In un mondo dove tutti diffidano degli altri non c'è vera libertà.
Le società autoritarie infatti alimentano la paranoia e la sfiducia, mettendo gli uni contro gli altri, soffocando così lo spirito di libertà. E' anche questa una sorta di dittatura strisciante.
L'idea di libertà è andata inoltre di pari passo, storicamente, con quella di eguaglianza. I rivoluzionari americani e francesi le consideravano inestricabilmente connesse.
I filosofi empatici definiscono l'uguaglianza in termini più psicologici, chiedendosi come si giunga a pensare gli altri come eguali a se stessi e viceversa. Ci ricordano che fino a quando l'uguaglianza è misurata in modo ristretto in termini materiali, successo economico anche se per merito e non ereditario, il risultato finale sarà sempre quello di distinguere il "mio" in contrapposizione al "tuo". La ricchezza e le distinzioni di livello professionale continueranno a creare distinzioni di ceto e a dividere gli uni dagli altri.
L'estensione empatica è l'unica espressione umana che crea una vera uguaglianza tra le persone. Quando si prova empatia per un'altra persona, le distinzioni si dissolvono. L'atto stesso di identificarsi con gli affanni di un altro, come se fossero i propri, è l'espressione più chiara del senso di uguaglianza. E' difficile trovare empatia se non ci si pone allo stesso livello dell'altro.
se ci si sente superiori o inferiori, diversi e quindi estranei, diventa difficile provare le sue gioie e i suoi dolori come fossero nostri. Se si entra in empatia si "sente" e si "reagisce" come se noi fossimo quella persona. Diversamente si può parlare di simpatia.
La capacità di riconoscere se stessi nell'altro e viceversa, è un'esperienza profondamente democratica a mio avviso. E' il riconoscimento che ogni vita è unica, inalienabile e merita un'uguale considerazione. L'evoluzione dell'empatia e della democrazia sono andati di pari passo nella storia: quanto più empatica è una cultura, tanto più democratici sono i suoi valori e le istituzioni che la governano.
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