Il rischio che si corre oggi è quello di scegliere un parametro estreno per determinare il nostro reale valore. Lo stipendio, i beni che possediamo, cosa pensano gli altri di noi, quanto realizzato nei confronti di altri, tutti indicatori che ci portano o ci porteranno inevitabilmente ad essere vittime della vita e non artefici del proprio destino. Ma i soldi vanno e vengono, sono una fonte di autostima e soddisfazione non duratura. E' risaputo. Se pensiamo, per esempio che il rispetto sia dato da quanti soldi abbiamo, siamo sulla strada sbagliata. La gente rispetta i tuoi soldi non te. Per la controprova basta trovarsi in difficoltà. Si potrà misurare immediatamente il livello di rispetto personale. Potete evincerlo anche leggendo storie poco edificanti, ma ricche di insegnamento, sui quotidiani o settimanali.
Il segreto invece sta nel costruirsi la propria linea di meta. Ho preso in esempio il rugby, che considero scuola di vita per tante cose, per fissare questo concetto. In una partita se spostassero continuamente la linea di meta, sarebbe impossibile vincere. Nella vita è uguale. Se non fissiamo interiormente un traguardo, una linea di meta appunto che ci definisca cosa per noi è sufficiente, non si raggiungerà mai la sensazione di contentezza piena. E non saremo mai felici.
Mai dimenticare che chi è felice rende felici anche gli altri, che si sentono bene con te. La felicità da passione, fede e coraggio. Chi possiede queste cose non finirà mai in miseria.
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