Ha riaperto a novembre dello scorso anno l’osteria Fita, che sicuramente riporta nella memoria di molti della generazione dei “baby boomers” (anni ’56-63) a momenti della propria giovinezza quando si usciva indubbiamente meno per mangiare e si cercavano comunque posti poco costosi. Fita era un luogo “alternativo” a ristoranti come “Richì”, sempre situato a Borgo Tossignano, e fungeva involontariamente da contraltare a locali come questo famoso all’epoca per matrimoni, banchetti e per una certa ristorazione “un po’ più elevata”. Inoltre era un ritrovo per quelli che “andavano a mercato”. Altri momenti di un mondo diverso ormai scomparso. La nuova gestione è sulla buona strada per farsi segnalare nuovamente come un posto da frequentare con soddisfazione per il palato e per lo spirito. La ristrutturazione, profonda e accurata, ha richiesto più tempo del previsto costringendo a rimandare un poco l’apertura, ma consegnando inalterato il locale com’era un tempo e offrendo alcuni contributi alla storia del luogo. Entrando vi ritrovate nella lunga sala, con i tavoloni come un tempo ma particolari (tante casse di vino hanno collaborato alla loro realizzazione). Il camino centrale c’è ancora, migliorato perché l’odore di fumo non vi accompagnerà una volta usciti, alcuni particolari come il rifacimento dell’impianto elettrico e delle lampade come si vedevano un tempo denotano la cura e la passione di chi ha rilevato l’esercizio, che mi dicono essere anche un notevole “bricolare” e l’autore di buona parte della ristrutturazione. Presente ancora il bancone, come la piccola saletta interna. I locali della cucina rinnovati. Foto di Borgo Tossignano negli anni ’20 arredano le pareti. La cantina ferocemente recuperata all’abbandono delle precedenti gestioni, presenta in un angolo ancora il rialzo in legno che conteneva le botti in cui il primo proprietario faceva il vino (l’uva era versata dalla finestra-feritoia che dà sul cortile interno) poi mesciuto nei locali sopra agli avventori. Sono state recuperate anche delle doghe delle vecchie botti e sfruttate come divisori nella cantina. La cucina è quella che io chiamo di tradizione e innovazione. Attenzione ai prodotti del territorio, ma con puntate creative e accostamenti anche “stranieri”. Così troviamo le uova del contadino affogato con trifola di vallata, la polenta abbrustolita con sfiandrine e ricotta al forno, gli strozzapreti con friggione e guanciali di mora romagnola, le tagliatelle con porcini, prosciutto e scalogno, il carré di agnello con patata mantecata o il maialino da latte al forno con olivelle e rosmarino. Accanto a carne alla griglia, cotta in bella vista nel camino, troviamo il ciurrasco o il gulash. Tra i dolci cito la mousse di squacquerone con castagne caramellate e la torta di mandorle e ricotta. Pane toscano e “streghe”. Buona proposta di vini, italiani e non, con suggerimenti particolari come il rosso della costa del Rodano francese che ho potuto assaggiare. Il lunedì è proposto il baccalà, il giovedì i bolliti e l’intenzione da febbraio è di dedicare uno spazio ogni mese a piatti di una cucina regionale: la prima sarà quella piemontese.
Osteria da Fita - Via Roma - 40021 Borgo Tossignano (BO) - Tel. 0542 91183 - Chiuso Domenica e Sabato a pranzo
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