“Il Pubblico ministero cercando di suscitare contro di noi il fanatismo e la paura, si rivolgeva alle vostre cattive passioni; io mi rivolgo ai vostri sentimenti di equità e di giustizia. Egli costrettovi, parlava come un profeta di guai e di sventure; io mi rivolgo ai vostri sentimenti di equità e di giustizia. Egli, costrettovi, parlava come un profeta di guai e di sventure parla ad una moltitudine superstiziosa ed ignorante; io parlo come Uomo a uomini. Noi vogliamo lo svolgimento pieno e completo di tutti gli istinti, di tutte le facoltà, di tutte le passioni umane; noi vogliamo l’umanamento dell’uomo: donde si deduce che non già l’emancipazione della classe operaia solamente, quella per la quale ci adoperiamo, ma la emancipazione intera e completa di tutto il genere umano; perché se le classi operaie debbono emanciparsi dalla miseria, le classi privilegiate debbono emanciparsi da miserie alle volte più gravi di quelle del proletariato, da profonde miserie morali…”.
Andrea Costa alle Assisi di Bologna in un atto di fede e di coraggio al cospetto della borghesia che lo trattava come un malfattore, rivolto ai giudici gridava forte la sua fede.
Andrea Costa alle Assisi di Bologna in un atto di fede e di coraggio al cospetto della borghesia che lo trattava come un malfattore, rivolto ai giudici gridava forte la sua fede.
« Considerate la condizione d'ora degli operai è paragonatele a quella d'allora; vedete quanto industriarsi è affannarsi insolito di legislatori intorno al lavoro! Quanti diritti riconosciuti al popolo! Quanti doveri assunti o almeno confessati dallo Stato! Tutto questo progresso si deve, per gran parte, a quel nostro compagno di scuola. Benedetto! »
(dal discorso commemorativo di Andrea Costa, pronunciato da Giovanni Pascoli all'Università di Bologna, nel 1910)
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