Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce: l'Italia di oggi, così divisa e in ansia, è lo specchio dell'aforisma di Lao Tse. Papa Benedetto XVI, nel suo discorso di martedì scorso per l'Immacolata Concezione, lo ha ricordato con grande forza: «Attraverso i mass media - ha detto il pontefice - il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci». Assuefatti alla banalità del male.
Il bene c'è: basta aprire gli occhi per trovarne nelle periferie delle città, tra i giovani e gli anziani, tra chi soffre e chi cura. Con tenacia.
Ci sono le aziende che affrontano le difficoltà quotidiane senza portare i loro denari nei paradisi fiscali. Lavorano nel silenzio, dal lunedì alla domenica e, di nuovo, dal lunedì alla domenica. Rispettano leggi e lavoratori, lanciano il cuore oltre l'ostacolo, credono nella sostenibilità ambientale per un mondo migliore, rinunciano agli utili e li investono nell'innovazione. Il passepartout del futuro: per essere pronti quando il mercato riprenderà.
Sì, basta aprire gli occhi per vedere le cooperative calabresi che si sono unite, hanno restaurato gli antichi telai della tradizione contadina e oggi creano tessuti preziosi con Santo Versace.
Si vede la voglia di futuro che è nelle aziende, nel sociale, nel mondo delle Università: i ricercatori - come dimostra il genovese Roberto Pontremoli che con la sua équipe ha sviluppato un test a basso prezzo per l'ipertensione - nonostante le sirene che vengono da oltreconfine, restano nei laboratori italiani e con le loro scoperte ci fanno sentire orgogliosi del nostro paese.
Il nostro dovere è raccontare la realtà così come la vediamo ogni giorno, con le sue storie belle e quelle meno edificanti: nell'Italia che si affaccia al nuovo decennio c'è tanto futuro.
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