A Castel Guelfo da alcuni mesi c’è un nuovo ristorante – Il Torracchione - che propone quasi esclusivamente cucina toscana. Forse la cosa non è ancora molto nota, ma all’interno dell’Outlet, nella nuova zona di negozi appena ultimata, ha aperto i battenti questo locale che fa parte di una piccola catena già presente anche nell’Outlet di Barberino del Mugello (all’uscita del casello autostradale sulla Bologna-Firenze). Questo esercizio fa parte di una catena, così detta di “Food Franchising”, ma a dispetto della diffidenza che solitamente si nutre verso queste soluzioni, posso testimoniare che il “format” e la cucina che esprime, almeno nei luoghi da me provati, risultano di buona qualità. I locali sono ben ambientati con un arredamento rustico che ricorda immediatamente le vecchie osterie o i casolari di un tempo e le suppellettili sono realizzati con materiali quali: pietra e mattoni a vista per le pareti, pavimenti in cotto o in pietra, soffitti con travi a vista o a cassettone, tavole e sedie di legno, piatti e bicchieri in coccio, tini, botti di vino e grandi camini rustici con griglia e girarrosto. Non manca un grande bancone dove, in bella evidenza, si trovano tanti prodotti e le varie tipologie di carni servite. Il menù è interessante e sufficiente, con la presenza di piatti – alcuni anche locali – che si ispirano in maggioranza alle tradizioni della cucina rustica toscana. Troviamo cosi negli antipasti crostini e crostoni con vero pane toscano, affettati misti e tante minestre di “sapore” popolare della regione che fu la culla del Rinascimento. Tra i secondi si può ottenere soddisfazione nel palato con piatti come la ribollita, la trippa alla toscana (con il pomodoro), l’immancabile fiorentina con fagioli bianchi all’olio, il pollo alla diavola o ai ferri, contorni al forno e formaggi di pecora. Buona anche la selezione dei dolci. Le porzioni sono abbondanti e i prodotti - regionali e tradizionali – li ho trovati di buona qualità. Interessante anche la selezione dei vini, in grado di accontentare anche i gusti più esigenti, ma ho trovato gradevole anche il vino “nero” che è proposto in caraffa e la birra, tutto alla spina. Il personale è motivato, sorridente e solerte, prende le ordinazioni con palmari wi-fi (senza fili per intenderci), che trasmettono in tempo reale le vostre scelte alla cucina, miscelando così giustamente tradizione e innovazione per offrire un buon servizio al cliente. Ne risulta un’organizzazione efficiente che vuole soddisfare le molte richieste soprattutto concentrate nelle ore di punta all’interno del centro commerciale. La caratteristica di essere dislocato all’interno di quest’outlet è per di più un vantaggio, sia per la fruibilità da parte del cliente che da mezzogiorno, tutti i giorni, può sedersi a tavola “a orario continuato” fino a tarda notte, sia per l’avventore occasionale o curioso, che sa di poter contare su un’apertura non condizionata, finalmente, da giorni di chiusura o orari particolari. Sono un convinto assertore del fatto che la ristorazione deve essere un business-servizio sempre a disposizione dei clienti, come avviene in tanti altri paesi. A riprova di quanto affermo, sono andato in orari diversi e ho potuto notare dall’afflusso come la cosa sia apprezzata. Sono rimasto favorevolmente colpito altresì dal rapporto qualità/prezzo, che ho trovato equilibrato, essendo possibile soddisfare la propria “fame” rimanendo sui 18/20 Euro – ricordo che le portate sono “generose” - ma naturalmente la cifra può crescere se si decide di scegliere un pranzo o una cena con tutte le classiche portate. L’unica critica che muovo è l’eccessiva presenza di tavoli all’interno del locale che costringe, nei momenti di massima affluenza, a sederti a poca distanza dagli altri e questo, se ormai nelle grandi città nessuno ci fa più caso, in provincia può essere un poco fastidioso. Mancando un po’ di riservatezza inevitabilmente il convivio ne viene un po’ a soffrire. Scritto da Pierangelo Raffini e pubblicato su Il Domani di domenica 1 febbraio 2009
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