Quando ho attraversato per la prima volta il ponte vecchio ad Alfonsine immettendomi di fatto sulla “Viulèna” – la strada che gli abitanti identificano dal secolo XIX in quel tratto che dal ponte passa dalla piazza Monti - non mi aspettavo di compiere un viaggio di sapori legati, nella memoria, alla cucina di mia nonna “Gianina” (Domenica all’anagrafe).
La segnalazione della trattoria “Al Gallo” mi era arrivata, e caldeggiata, da Giovanni Barberini, allora Assessore alla Cultura del Comune di Lugo, che mi aveva riferito come questo locale fosse molto conosciuto nel territorio sia per la genuina qualità della sua cucina, sia per la storia. Posso confermare assolutamente questo giudizio.
La trattoria “Al Gallo” venne aperta nel 1872 da Caterina Pagani detta “la Biastmèna” (come da “buona” tradizione romagnola, mangiapreti e anche bestemmiatrice) nel luogo dove si trova ora e ottenne in seguito aiuto nella gestione dalla nipote Maria Faccani. Quest’ultima, oltre a ereditare la trattoria-locanda ne ereditò... anche il soprannome. Il locale venne distrutto durante i feroci combattimenti e bombardamenti avvenuti proprio in questa zona nella II guerra mondiale dove il Senio divenne di fatto “un fronte” molto caldo (testimone ne è la stessa Alfonsine praticamente cancellata nella sua parte storica). La Faccani, a guerra conclusa ricostruì la trattoria e l’albergo esattamente nello stesso luogo. Dal 1968 Gigiò e la Tina (Luigi Matulli e Tina Chiari) assieme alla figlia Iris subentrano alla gestione iniziale e da allora continuano a preparare i piatti tipici del territorio con passione ad una clientela molto affezionata. In questo locale che lavora tutti i giorni mattino e sera, domenica esclusa, è sempre meglio prenotare perché non è affatto scontato trovare il posto presentandosi semplicemente all’ingresso.
Entrando, soprattutto la sera, ci si immerge nel tipico ambiente della trattoria costituito dal bancone di fronte alla porta e due ampie sale perennemente gremite di persone e di quella allegra confusione data tipicamente dalla buona cucina miscelata generosamente con il vino e l’ambiente informale. Solitamente è la signora Iris che si propone subito, la tipica e semplice “azdora” romagnola che conquista subito la vostra simpatia. Il mio primo consiglio è quello di lasciarvi guidare da lei nella scelta del menù, non ve ne pentirete, il secondo è quello di arrivare preparati al “viaggio” gastronomico: è impegnativo, secondo i parametri che abbiamo oggi delle porzioni, se volete percorrerlo tutto. Il menù, come spesso accade nei ristoranti migliori, non è vastissimo, ma tutto questo va a vantaggio della qualità. Voglio segnalare comunque in particolare gli antipasti con ciccioli secchi e la selezione dei salumi romagnoli, i cappelletti e le tagliatelle al ragù, il coniglio e il pollo, ai ferri o alla cacciatora, e la zuppa inglese. Una cosa simpaticissima di sera è data dal fatto che alcune volte, ad un certo orario, esce la mamma della Sig.ra Iris con una della ciambella calda appena sfornata che offre a tutti i presenti e, vi assicuro, trova sempre spazio nello stomaco anche dopo una così abbondante cena.
Devo ammettere che la cosa che mi ha veramente “commosso” (naturalmente è un eufemismo, ma non tanto... ) è ritrovare molte ricette di più di un secolo fa, in particolar modo il ragù originale e immutato nella ricetta dall’apertura della trattoria più di cento anni fa. Nel ragù con le tagliatelle ho trovato la sublimazione della nostra tradizione in cucina, il punto di massima espressione della passione nel fare le cose buone senza tenere in considerazione il parametro tempo. Un ragù che ricordavo, come dicevo all’inizio, solo realizzato da mia nonna che metteva la stessa passione ed esperienza nella realizzazione di questo condimento, che mai sono riuscito a ricondurre ad una ricetta scritta poiché gli ingredienti, il processo e le quantità non quadravano mai, nella trascrizione, due volte di seguito.
A conclusione va detto che questa gestione famigliare della trattoria fa onore ai proprietari anche per i prezzi che vengono praticati che sono ormai veramente oramai – purtroppo -introvabili e fanno inclinare l’ago del rapporto prezzo/prestazione decisamente a favore di questo locale e speriamo che la Signora Iris riesca a mantenersi il più possibile nel tempo. Luoghi come questi bisognerebbe salvaguardarli “per legge”.
Ci vado regolarmente dal 2006 e ha mantenuto intatta sia la qualità che l'ottimo rapporto con il prezzo.
La segnalazione della trattoria “Al Gallo” mi era arrivata, e caldeggiata, da Giovanni Barberini, allora Assessore alla Cultura del Comune di Lugo, che mi aveva riferito come questo locale fosse molto conosciuto nel territorio sia per la genuina qualità della sua cucina, sia per la storia. Posso confermare assolutamente questo giudizio.
La trattoria “Al Gallo” venne aperta nel 1872 da Caterina Pagani detta “la Biastmèna” (come da “buona” tradizione romagnola, mangiapreti e anche bestemmiatrice) nel luogo dove si trova ora e ottenne in seguito aiuto nella gestione dalla nipote Maria Faccani. Quest’ultima, oltre a ereditare la trattoria-locanda ne ereditò... anche il soprannome. Il locale venne distrutto durante i feroci combattimenti e bombardamenti avvenuti proprio in questa zona nella II guerra mondiale dove il Senio divenne di fatto “un fronte” molto caldo (testimone ne è la stessa Alfonsine praticamente cancellata nella sua parte storica). La Faccani, a guerra conclusa ricostruì la trattoria e l’albergo esattamente nello stesso luogo. Dal 1968 Gigiò e la Tina (Luigi Matulli e Tina Chiari) assieme alla figlia Iris subentrano alla gestione iniziale e da allora continuano a preparare i piatti tipici del territorio con passione ad una clientela molto affezionata. In questo locale che lavora tutti i giorni mattino e sera, domenica esclusa, è sempre meglio prenotare perché non è affatto scontato trovare il posto presentandosi semplicemente all’ingresso.
Entrando, soprattutto la sera, ci si immerge nel tipico ambiente della trattoria costituito dal bancone di fronte alla porta e due ampie sale perennemente gremite di persone e di quella allegra confusione data tipicamente dalla buona cucina miscelata generosamente con il vino e l’ambiente informale. Solitamente è la signora Iris che si propone subito, la tipica e semplice “azdora” romagnola che conquista subito la vostra simpatia. Il mio primo consiglio è quello di lasciarvi guidare da lei nella scelta del menù, non ve ne pentirete, il secondo è quello di arrivare preparati al “viaggio” gastronomico: è impegnativo, secondo i parametri che abbiamo oggi delle porzioni, se volete percorrerlo tutto. Il menù, come spesso accade nei ristoranti migliori, non è vastissimo, ma tutto questo va a vantaggio della qualità. Voglio segnalare comunque in particolare gli antipasti con ciccioli secchi e la selezione dei salumi romagnoli, i cappelletti e le tagliatelle al ragù, il coniglio e il pollo, ai ferri o alla cacciatora, e la zuppa inglese. Una cosa simpaticissima di sera è data dal fatto che alcune volte, ad un certo orario, esce la mamma della Sig.ra Iris con una della ciambella calda appena sfornata che offre a tutti i presenti e, vi assicuro, trova sempre spazio nello stomaco anche dopo una così abbondante cena.
Devo ammettere che la cosa che mi ha veramente “commosso” (naturalmente è un eufemismo, ma non tanto... ) è ritrovare molte ricette di più di un secolo fa, in particolar modo il ragù originale e immutato nella ricetta dall’apertura della trattoria più di cento anni fa. Nel ragù con le tagliatelle ho trovato la sublimazione della nostra tradizione in cucina, il punto di massima espressione della passione nel fare le cose buone senza tenere in considerazione il parametro tempo. Un ragù che ricordavo, come dicevo all’inizio, solo realizzato da mia nonna che metteva la stessa passione ed esperienza nella realizzazione di questo condimento, che mai sono riuscito a ricondurre ad una ricetta scritta poiché gli ingredienti, il processo e le quantità non quadravano mai, nella trascrizione, due volte di seguito.
A conclusione va detto che questa gestione famigliare della trattoria fa onore ai proprietari anche per i prezzi che vengono praticati che sono ormai veramente oramai – purtroppo -introvabili e fanno inclinare l’ago del rapporto prezzo/prestazione decisamente a favore di questo locale e speriamo che la Signora Iris riesca a mantenersi il più possibile nel tempo. Luoghi come questi bisognerebbe salvaguardarli “per legge”.
Ci vado regolarmente dal 2006 e ha mantenuto intatta sia la qualità che l'ottimo rapporto con il prezzo.
Trattoria Al Gallo - Piazza Vincenzo Monti, 38 - 48011 Alfonsine (Ra) - 0544.81133 - Chiuso la domenica
Nessun commento:
Posta un commento