Ripensando oggi alla mia vita, alle mie esperienze e anche ai miei errori, mi rendo conto che le scelte fatte, i pensieri, i sentimenti che provo sono il risultato di una sedimentazione di conoscenze accumulate, che ritornano e riemergono restituendomi consapevolezza nelle decisioni del momento.
Nessuno mi ha mai regalato nulla, tutto quello che ho, quello che possiedo, quello che sono, è frutto unicamente della mia volontà. I nonni avevano origini che non si possono nemmeno definire contadine, in quanto lavoravano la terra di altri – quando era data loro questa possibilità – e hanno continuamente sofferto la fame. Gente dell’Appennino tosco-romagnolo che, durante il fascismo, non prese né la tessera e nemmeno aderì idealmente in qualche modo al regime. Come ad esempio il padre di mia madre che durante la prima guerra mondiale fu un “ardito” più volte decorato e analfabeta. Nonostante avesse sette figli (di cui sei femmine) non prese mai la tessera del PNF.
Sono orgoglioso di queste origini, persone legate alla terra e alle cose veramente importanti, gente che ha lottato per la loro sopravvivenza e dei propri figli. Penso che qualcosa sia stato trasmesso anche a me: nell’anima, nel pensiero, nel sangue. Del pari i miei genitori erano dei semplici, ma di un’onestà e di una voglia di fare incredibile. Grande fede socialista respirata quotidianamente, nell’educazione, negli atteggiamenti, nelle letture. Tutte cose che ti rimangono dentro, non ti abbandonano mai e riemergono, prima o dopo. Quando si viene dal popolo si sviluppa un carattere che ti porta ad avere una tipica esperienza interiore che ritorna sempre.
Ci sono fatti nella mia vita che non dimentico e che sono stati in qualche modo i propulsori motivazionali delle mie azioni e delle mie scelte. Ricordo il periodo delle elementari quando dovetti constatare subito la “differenza di classe” – sociale intendo – con la mia compagna di banco che, essendo allora la figlia di un noto e affermato medico, non era mai dico mai, responsabile di nulla. Naturalmente le colpe erano sempre mie. Oppure alle scuole medie quando praticando nuoto agonistico esattamente come una mia compagna – figlia di una professoressa di liceo – venivo però messo all’indice dall’insegnate di matematica in quanto l'attività fisica non era compatibile, secondo lei, con lo studio. La regola era però valida solo per me… Ho sempre sofferto queste situazioni.
Nulla mi è piovuto dal cielo o arrivato da altri. Ho sempre lottato per avere qualcosa o per dimostrare quel che valevo. Nella vita privata, in quella professionale e in quella sportiva. Non ho mai mollato, presenza continua, molta fatica, volontà ferrea, lealtà assoluta e grande dedizione. Tutte le scelte compiute nella vita sono fatte perché ci credo e questo mi permette di impegnarmi a fondo per ottenere risultati. Anche l’onestà di mio padre, non solo intellettuale, nel tempo mi è servita per essere come sono.
La volontà è la mia arma più forte. Ci sono persone che non sono disponibili a combattere per sempre, per tutta una vita. Non so cosa la vita mi riserverà nei prossimi anni, ma so certamente in quale modo intendo navigarla.
Nessuno mi ha mai regalato nulla, tutto quello che ho, quello che possiedo, quello che sono, è frutto unicamente della mia volontà. I nonni avevano origini che non si possono nemmeno definire contadine, in quanto lavoravano la terra di altri – quando era data loro questa possibilità – e hanno continuamente sofferto la fame. Gente dell’Appennino tosco-romagnolo che, durante il fascismo, non prese né la tessera e nemmeno aderì idealmente in qualche modo al regime. Come ad esempio il padre di mia madre che durante la prima guerra mondiale fu un “ardito” più volte decorato e analfabeta. Nonostante avesse sette figli (di cui sei femmine) non prese mai la tessera del PNF.
Sono orgoglioso di queste origini, persone legate alla terra e alle cose veramente importanti, gente che ha lottato per la loro sopravvivenza e dei propri figli. Penso che qualcosa sia stato trasmesso anche a me: nell’anima, nel pensiero, nel sangue. Del pari i miei genitori erano dei semplici, ma di un’onestà e di una voglia di fare incredibile. Grande fede socialista respirata quotidianamente, nell’educazione, negli atteggiamenti, nelle letture. Tutte cose che ti rimangono dentro, non ti abbandonano mai e riemergono, prima o dopo. Quando si viene dal popolo si sviluppa un carattere che ti porta ad avere una tipica esperienza interiore che ritorna sempre.
Ci sono fatti nella mia vita che non dimentico e che sono stati in qualche modo i propulsori motivazionali delle mie azioni e delle mie scelte. Ricordo il periodo delle elementari quando dovetti constatare subito la “differenza di classe” – sociale intendo – con la mia compagna di banco che, essendo allora la figlia di un noto e affermato medico, non era mai dico mai, responsabile di nulla. Naturalmente le colpe erano sempre mie. Oppure alle scuole medie quando praticando nuoto agonistico esattamente come una mia compagna – figlia di una professoressa di liceo – venivo però messo all’indice dall’insegnate di matematica in quanto l'attività fisica non era compatibile, secondo lei, con lo studio. La regola era però valida solo per me… Ho sempre sofferto queste situazioni.
Nulla mi è piovuto dal cielo o arrivato da altri. Ho sempre lottato per avere qualcosa o per dimostrare quel che valevo. Nella vita privata, in quella professionale e in quella sportiva. Non ho mai mollato, presenza continua, molta fatica, volontà ferrea, lealtà assoluta e grande dedizione. Tutte le scelte compiute nella vita sono fatte perché ci credo e questo mi permette di impegnarmi a fondo per ottenere risultati. Anche l’onestà di mio padre, non solo intellettuale, nel tempo mi è servita per essere come sono.
La volontà è la mia arma più forte. Ci sono persone che non sono disponibili a combattere per sempre, per tutta una vita. Non so cosa la vita mi riserverà nei prossimi anni, ma so certamente in quale modo intendo navigarla.
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