In questo periodo autunnale – in verità dalla temperatura non si direbbe - tutti i fine settimana c’è un programma molto fitto e vasto di sagre dedicate ai prodotti più o meno tipici del territorio. Certamente nella nostra zona un ruolo centrale, oltre l’uva e il vino, ce l’ha la castagna o il marrone. La differenza sostanziale sta nel fatto che il marrone, più grosso, è un tipo di castagna derivante da determinate “famiglie” o “gruppi” d’origine.
Castel del Rio in particolare, ha nobilitato ulteriormente tale frutto facendo divenire il proprio Marrone un prodotto IGP (Indicazione Geografica Protetta) e DOP (Denominazione d’Origine Protetta) brevettando, di fatto, il prodotto e valorizzando contemporaneamente il nostro territorio anche ai fini del turismo.
Il castagno ha rappresentato dal Medioevo e per lungo tempo la principale fonte di alimentazione delle popolazioni delle aree collinari e di media montagna, tanto da essere soprannominato "L'albero del pane". Essendo una pianta molto longeva – può raggiungere fino ai 400-500 anni di età – e donando frutti dal contenuto molto calorico, era una vera benedizione per le popolazioni locali che svolgevano una intensa e faticosa attività manuale nei campi, lottando quotidianamente con la miseria e la fame. Tra l’altro, contrariamente ad altri alimenti tipici della nostre zone come la polenta, erano un completo ed eccellente alimento per combattere la stanchezza, rinforzare i muscoli e arricchire il sangue.
Il declino del castagno iniziò dopo la seconda guerra mondiale a causa, principalmente, sia dello spopolamento delle aree rurali con conseguente riduzione della manodopera disponibile, sia del progressivo benessere che ridusse l’importanza alimentare del frutto, per proseguire fino ad un po’ di anni fa quando è iniziato un recupero a tutto tondo del prodotto, dalla sua coltivazione fino alla promozione e alla tutela.
Questo ritorno e recupero del marrone ci offre così oggi una golosissima opportunità di assaggiare, nelle sagre e nei ristoranti dell’Appennino tosco-romagnolo della Valle del Santerno, tutta una serie di specialità gastronomiche ad esso legate .
Voglio ricordare, a questo proposito, le infinite utilizzazioni delle castagne e della farina di castagne, che vanno dalla realizzazione dei “Capaltéz” (Cappellacci) al fagiano ai marroni, passando dai numerosissimi dolci tra cui vale la pena citare il “Castagnaccio”, il budino di marroni, le frittelle e i marroni al rhum, fino al Montebianco e alla Meringata di marroni. Su quest’ultimo dolce, mi perdonerete, non posso fare a meno di consigliare una visita al Ristorante “Gallo” di Castel del Rio, chiarisco che la qualità è ottima in generale, ma tenetevi “un buco” per ordinare la loro meringata di marroni. E’ qualcosa di veramente unico e delicato, lo raccomando anche a chi ritiene il marrone un po’ “pesante” come gusto e tende ad evitare i vari piatti che lo prevedono: rimarrà piacevolmente stupito dalla bontà.
Anche se oggi ritroviamo le castagne proposte per tutto l’anno, sono comunque un prodotto tipico dell’autunno e recano “il profumo” dell’inverno alle porte o riscaldano, allegramente accompagnate da un’Albana o da una Cagnina, le serate invernali di un “fine trebbo” con gli amici o un momento di intimità in casa di fronte al fuoco.
Mi preme segnalare, sempre a proposito di Castel del Rio, un’iniziativa legata ai marroni che si terrà martedì sera prossimo nel castello degli Alidosi a cura della ProLoco dal titolo: “La veggia de dolz” (la veglia del dolce). Di fatto un concorso a premi dei tre dolci migliori a base di marroni a cui tutti possono partecipare, previa iscrizione, con conseguente assaggio dei prodotti dei concorrenti, per il pubblico, a fine concorso. Nell’occasione la presidente della giuria, l’amica Alessandra Spisni ormai famosa perché ospite fissa a “La prova del cuoco” della Clerici, presenterà il suo ultimo libro di ricette. E’ un invito a partecipare a questo gustoso appuntamento. Scritto da Pierangelo Raffini e pubblicato su Il Domani di domenica 19 ottobre 2008
Castel del Rio in particolare, ha nobilitato ulteriormente tale frutto facendo divenire il proprio Marrone un prodotto IGP (Indicazione Geografica Protetta) e DOP (Denominazione d’Origine Protetta) brevettando, di fatto, il prodotto e valorizzando contemporaneamente il nostro territorio anche ai fini del turismo.
Il castagno ha rappresentato dal Medioevo e per lungo tempo la principale fonte di alimentazione delle popolazioni delle aree collinari e di media montagna, tanto da essere soprannominato "L'albero del pane". Essendo una pianta molto longeva – può raggiungere fino ai 400-500 anni di età – e donando frutti dal contenuto molto calorico, era una vera benedizione per le popolazioni locali che svolgevano una intensa e faticosa attività manuale nei campi, lottando quotidianamente con la miseria e la fame. Tra l’altro, contrariamente ad altri alimenti tipici della nostre zone come la polenta, erano un completo ed eccellente alimento per combattere la stanchezza, rinforzare i muscoli e arricchire il sangue.
Il declino del castagno iniziò dopo la seconda guerra mondiale a causa, principalmente, sia dello spopolamento delle aree rurali con conseguente riduzione della manodopera disponibile, sia del progressivo benessere che ridusse l’importanza alimentare del frutto, per proseguire fino ad un po’ di anni fa quando è iniziato un recupero a tutto tondo del prodotto, dalla sua coltivazione fino alla promozione e alla tutela.
Questo ritorno e recupero del marrone ci offre così oggi una golosissima opportunità di assaggiare, nelle sagre e nei ristoranti dell’Appennino tosco-romagnolo della Valle del Santerno, tutta una serie di specialità gastronomiche ad esso legate .
Voglio ricordare, a questo proposito, le infinite utilizzazioni delle castagne e della farina di castagne, che vanno dalla realizzazione dei “Capaltéz” (Cappellacci) al fagiano ai marroni, passando dai numerosissimi dolci tra cui vale la pena citare il “Castagnaccio”, il budino di marroni, le frittelle e i marroni al rhum, fino al Montebianco e alla Meringata di marroni. Su quest’ultimo dolce, mi perdonerete, non posso fare a meno di consigliare una visita al Ristorante “Gallo” di Castel del Rio, chiarisco che la qualità è ottima in generale, ma tenetevi “un buco” per ordinare la loro meringata di marroni. E’ qualcosa di veramente unico e delicato, lo raccomando anche a chi ritiene il marrone un po’ “pesante” come gusto e tende ad evitare i vari piatti che lo prevedono: rimarrà piacevolmente stupito dalla bontà.
Anche se oggi ritroviamo le castagne proposte per tutto l’anno, sono comunque un prodotto tipico dell’autunno e recano “il profumo” dell’inverno alle porte o riscaldano, allegramente accompagnate da un’Albana o da una Cagnina, le serate invernali di un “fine trebbo” con gli amici o un momento di intimità in casa di fronte al fuoco.
Mi preme segnalare, sempre a proposito di Castel del Rio, un’iniziativa legata ai marroni che si terrà martedì sera prossimo nel castello degli Alidosi a cura della ProLoco dal titolo: “La veggia de dolz” (la veglia del dolce). Di fatto un concorso a premi dei tre dolci migliori a base di marroni a cui tutti possono partecipare, previa iscrizione, con conseguente assaggio dei prodotti dei concorrenti, per il pubblico, a fine concorso. Nell’occasione la presidente della giuria, l’amica Alessandra Spisni ormai famosa perché ospite fissa a “La prova del cuoco” della Clerici, presenterà il suo ultimo libro di ricette. E’ un invito a partecipare a questo gustoso appuntamento. Scritto da Pierangelo Raffini e pubblicato su Il Domani di domenica 19 ottobre 2008
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