BOGOTA' - Con un blitz militare inaspettato e scaltro le forze armate colombiane hanno liberato Ingrid Betancourt. La notizia rimbalza nel mondo alle 21 e 10 ora italiana, circa le quattordici a Bogotà ed è giusto dire che emoziona il mondo intero. "Prima di tutto voglio ringraziare Dio e i soldati della Colombia" sono le sue prime parole raccolte da Radio Caracol poche ore dopo la liberazione.
Le prime immagini. Arrivano mentre scende da un aereo della Fuerza aerea colombiana sulla pista della base militare di Toleimada. Ingrid scende da sola le scale dell'aereo, indossa una maglietta grigia sotto un gilet mimetico come il cappellino che copre i capelli raccolti in una treccia fermata da un fiocco bianco. Betancourt sorride e si stringe in un lungo abbraccio con la mamma Jolanda Pulecio. Ha un polso fasciato di nero e un paio di stivali di gomma ai piedi. E' magra, molto magra ma ora è solo il tempo dei sorrisi e degli abbracci. Subito dopo di lei scendono gli altri 14 ostaggi, anche loro indossano tute mimetiche. Si abbracciano, si stringono, anni di prigionia insieme nella giungla colombiana. E l'emozione, a questo punto, è più forte di tutto il resto. Sembrano veramente tutti in buone condizioni fisiche. "Non ci siamo resi conto di quello che succedeva, perchè non c'è stato un solo sparo, non è stato ucciso nessuno, ci hanno portato fuori alla grande" ha detto Betancourt appena scesa dall'aereo.
La candidata alla presidenza della Repubblica colombiana era stata rapita il 23 febbraio 2002 dai guerriglieri delle Farc ed è rimasta sei anni e mezzo nella giungla nelle mani dei suoi rapitori. A dicembre aveva fatto recapitare una lettera che aveva straziato per la forza e al tempo stesso la disperazione di questa donna. Con lei sono stati rilasciati una quindicina di ostaggi tra cui 3 soldati americani e undici colombiani. (leggi il seguito...)
Le prime immagini. Arrivano mentre scende da un aereo della Fuerza aerea colombiana sulla pista della base militare di Toleimada. Ingrid scende da sola le scale dell'aereo, indossa una maglietta grigia sotto un gilet mimetico come il cappellino che copre i capelli raccolti in una treccia fermata da un fiocco bianco. Betancourt sorride e si stringe in un lungo abbraccio con la mamma Jolanda Pulecio. Ha un polso fasciato di nero e un paio di stivali di gomma ai piedi. E' magra, molto magra ma ora è solo il tempo dei sorrisi e degli abbracci. Subito dopo di lei scendono gli altri 14 ostaggi, anche loro indossano tute mimetiche. Si abbracciano, si stringono, anni di prigionia insieme nella giungla colombiana. E l'emozione, a questo punto, è più forte di tutto il resto. Sembrano veramente tutti in buone condizioni fisiche. "Non ci siamo resi conto di quello che succedeva, perchè non c'è stato un solo sparo, non è stato ucciso nessuno, ci hanno portato fuori alla grande" ha detto Betancourt appena scesa dall'aereo.
La candidata alla presidenza della Repubblica colombiana era stata rapita il 23 febbraio 2002 dai guerriglieri delle Farc ed è rimasta sei anni e mezzo nella giungla nelle mani dei suoi rapitori. A dicembre aveva fatto recapitare una lettera che aveva straziato per la forza e al tempo stesso la disperazione di questa donna. Con lei sono stati rilasciati una quindicina di ostaggi tra cui 3 soldati americani e undici colombiani. (leggi il seguito...)
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