Penso che per la maggioranza delle persone, togliamo gli anarchici o quelli che vogliono sempre e per forza fare cose differenti, ci sia un giorno della vita in cui si desidera che tutto vada bene, veramente bene, che tutto sia perfetto: questo giorno è quello del matrimonio. Almeno per il primo (matrimonio intendo) c’è questo sogno comune tra lui e lei. Va da sé che il pranzo, dopo la cerimonia nuziale, è forse il momento più importante e allo stesso tempo “critico” che procura un poco di ansie anche ai genitori di entrambi gli sposi. Piacerà il posto ? La disposizione dei tavoli è corretta ? Il menù sarà di gradimento ? E così via.
Allora concentriamoci sulla componente enogastronomica dell’avvenimento e vediamo cosa si dovrebbe fare per “avvicinarsi alla perfezione”. Naturalmente essendo il matrimonio il giorno più importante della vita per le due persone coinvolte, ma non solo, la scelta del luogo in cui ricevere gli ospiti ha una sua rilevanza che comunque viene influenzata anche dal “portafoglio”. Quale luogo scegliere ? Ristorante, villa prestigiosa, agriturismo, hotel di lusso ? Ogni posto ha le sue caratteristiche, ma ciò che deve guidare nella preferenza è la considerazione dell’ambiente nel suo complesso. Un ospite è meno coinvolto emotivamente in quel giorno rispetto agli sposi o ai famigliari più stretti, pertanto l’esperienza che vivrà sarà comunque diversa; anche in questa giornata di cerimonia egli vivrà percezioni e sapori costituiti anche dalle sensazioni trasmesse da ciò che lo circonda, il luogo in cui il posto è situato, l’arredamento, i colori, l’ambiente. Cercare di fare attenzione anche a queste cose guardandole con un occhio diverso è importante, non focalizzare tutta l’attenzione solo sui cibi, ma guardarsi intorno perché anche il pranzo migliore offerto in un locale che in tutti gli altri giorni è un self-service non produrrà un effetto magnifico (eppure capita...). Sono perciò rilevanti anche gli spazi per muoversi, da considerare diversamente d’estate e d’inverno, perché nonostante che le regole del galateo richiederebbero di alzarsi da tavola solamente per alcune “chiamate” a cui non ci si può sottrarre, nella pratica oggi dopo che sono stati serviti i primi le persone “vogliono socializzare” ed è tutto un’alzarsi e agitarsi in modo variegato. Naturalmente parlo di pranzo perché tradizionalmente questo è la preferenza, ma negli ultimi anni avanza anche l’opzione per la cerimonia pomeridiana con cena a seguire; in questo caso ancora più importante da considerare il fattore ambiente (anche perché molti allungano il dopo-cena con musicanti o dj).
Altro punto da considerare è il servizio legato alla proposizione delle pietanze scelte per il menù. Il servizio è fornito con cibi che arrivano espressi dalla cucina oppure si è pensato di affidarsi ad un catering ? E’ un pranzo classico – sempre tutti seduti – oppure un misto, si sta tutti in piedi con un buffet oppure c’è la possibilità di sedersi ad un tavolo con il proprio piatto e bicchiere ? Non sono dettagli perché in base alla opzione scelta si dovrebbe, il condizionale è d’obbligo perché ho constatato di persona che quasi mai avviene, di conseguenza scegliere il menù adatto onde evitare che la maggior parte delle portate rimanga nei piatti. Passiamo alla scelta del cibo. Su questo punto vorrei lanciare un grido (anche di dolore) che cadrà sicuramente nel vuoto: viva la semplicità e la misura, non lasciatevi sedurre dalle proposte “gourmet” dei vari ristoranti o catering, perché si rivelano spesso insoddisfacenti nel loro risultato finale. Un tempo le tavole in questo giorno dovevano essere opulente, abbondanti, testimoniare una grande prosperità (anche augurale) e in Romagna si arrivava anche agli eccessi di mangiare fino a sette volte nello stesso giorno. In quei tempi c’erano molte persone che soffrivano la fame quotidianamente e in quel giorno non di doveva correre il rischio che accadesse. Questi tempi non ci sono più, la società è cambiata nelle quantità e nei gusti, ma una cosa paga sempre: la semplicità delle cose, perché aiuta nella qualità della proposta. Quindi pensate sempre a cose che siano di facile gestione per la cucina ed il servizio – soprattutto se c’è un catering di mezzo - considerando che le portate verranno comunque per “grandi numeri”, non correte il rischio che i cibi possano arrivare monolitici, freddi, scomposti, iper-cotti o crudi.
Vorrei indicare con qualche esempio di errori tipici che constato in questi pranzi partendo dall’aperitivo con stuzzicheria che deve assolutamente evitare i piccoli fritti ormai freddi o i mignon salati grondanti di salse e maionese, passando ai primi con paste talmente lavorate con la panna da risultare dei blocchi uniformi ed indistinti, alla mania di inserire il filetto nei menù (che normalmente viene richiesto con cotture variabili e diverse da tutti) con il risultato che arrivano certi “pezzi di suola” che poi tornano al mittente e finendo ai dolci con mix “improbabili” e pesantissimi modello “Luisona” del Bar Sport di Stefano Benni.
Infine il tempo per stare a tavola, cerimonia o no dovrebbe sempre essere limitato al massimo nelle due ore e mezza. Cosa che, purtroppo, non avviene mai.
Allora concentriamoci sulla componente enogastronomica dell’avvenimento e vediamo cosa si dovrebbe fare per “avvicinarsi alla perfezione”. Naturalmente essendo il matrimonio il giorno più importante della vita per le due persone coinvolte, ma non solo, la scelta del luogo in cui ricevere gli ospiti ha una sua rilevanza che comunque viene influenzata anche dal “portafoglio”. Quale luogo scegliere ? Ristorante, villa prestigiosa, agriturismo, hotel di lusso ? Ogni posto ha le sue caratteristiche, ma ciò che deve guidare nella preferenza è la considerazione dell’ambiente nel suo complesso. Un ospite è meno coinvolto emotivamente in quel giorno rispetto agli sposi o ai famigliari più stretti, pertanto l’esperienza che vivrà sarà comunque diversa; anche in questa giornata di cerimonia egli vivrà percezioni e sapori costituiti anche dalle sensazioni trasmesse da ciò che lo circonda, il luogo in cui il posto è situato, l’arredamento, i colori, l’ambiente. Cercare di fare attenzione anche a queste cose guardandole con un occhio diverso è importante, non focalizzare tutta l’attenzione solo sui cibi, ma guardarsi intorno perché anche il pranzo migliore offerto in un locale che in tutti gli altri giorni è un self-service non produrrà un effetto magnifico (eppure capita...). Sono perciò rilevanti anche gli spazi per muoversi, da considerare diversamente d’estate e d’inverno, perché nonostante che le regole del galateo richiederebbero di alzarsi da tavola solamente per alcune “chiamate” a cui non ci si può sottrarre, nella pratica oggi dopo che sono stati serviti i primi le persone “vogliono socializzare” ed è tutto un’alzarsi e agitarsi in modo variegato. Naturalmente parlo di pranzo perché tradizionalmente questo è la preferenza, ma negli ultimi anni avanza anche l’opzione per la cerimonia pomeridiana con cena a seguire; in questo caso ancora più importante da considerare il fattore ambiente (anche perché molti allungano il dopo-cena con musicanti o dj).
Altro punto da considerare è il servizio legato alla proposizione delle pietanze scelte per il menù. Il servizio è fornito con cibi che arrivano espressi dalla cucina oppure si è pensato di affidarsi ad un catering ? E’ un pranzo classico – sempre tutti seduti – oppure un misto, si sta tutti in piedi con un buffet oppure c’è la possibilità di sedersi ad un tavolo con il proprio piatto e bicchiere ? Non sono dettagli perché in base alla opzione scelta si dovrebbe, il condizionale è d’obbligo perché ho constatato di persona che quasi mai avviene, di conseguenza scegliere il menù adatto onde evitare che la maggior parte delle portate rimanga nei piatti. Passiamo alla scelta del cibo. Su questo punto vorrei lanciare un grido (anche di dolore) che cadrà sicuramente nel vuoto: viva la semplicità e la misura, non lasciatevi sedurre dalle proposte “gourmet” dei vari ristoranti o catering, perché si rivelano spesso insoddisfacenti nel loro risultato finale. Un tempo le tavole in questo giorno dovevano essere opulente, abbondanti, testimoniare una grande prosperità (anche augurale) e in Romagna si arrivava anche agli eccessi di mangiare fino a sette volte nello stesso giorno. In quei tempi c’erano molte persone che soffrivano la fame quotidianamente e in quel giorno non di doveva correre il rischio che accadesse. Questi tempi non ci sono più, la società è cambiata nelle quantità e nei gusti, ma una cosa paga sempre: la semplicità delle cose, perché aiuta nella qualità della proposta. Quindi pensate sempre a cose che siano di facile gestione per la cucina ed il servizio – soprattutto se c’è un catering di mezzo - considerando che le portate verranno comunque per “grandi numeri”, non correte il rischio che i cibi possano arrivare monolitici, freddi, scomposti, iper-cotti o crudi.
Vorrei indicare con qualche esempio di errori tipici che constato in questi pranzi partendo dall’aperitivo con stuzzicheria che deve assolutamente evitare i piccoli fritti ormai freddi o i mignon salati grondanti di salse e maionese, passando ai primi con paste talmente lavorate con la panna da risultare dei blocchi uniformi ed indistinti, alla mania di inserire il filetto nei menù (che normalmente viene richiesto con cotture variabili e diverse da tutti) con il risultato che arrivano certi “pezzi di suola” che poi tornano al mittente e finendo ai dolci con mix “improbabili” e pesantissimi modello “Luisona” del Bar Sport di Stefano Benni.
Infine il tempo per stare a tavola, cerimonia o no dovrebbe sempre essere limitato al massimo nelle due ore e mezza. Cosa che, purtroppo, non avviene mai.
Scritto da Pierangelo Raffini e pubblicato su Il Domani di domenica 8 giugno 2008
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