Si leggono da qualche tempo articoli più o meno allarmistici sul fatto che gli italiani da alcuni anni hanno calato il consumo di vino. Sulle motivazioni la discussione è aperta. Il mercato interno in Italia è sempre stato importantissimo e i litri che venivano e vengono consumati nel nostro Paese, ne fanno ancora il mercato di riferimento più importante. Anche di molti altri paesi geograficamente molto più vasti del nostro. Ma le cose stanno cambiando, purtroppo. Faccio anche io qualche considerazione in merito basandomi su ciò che osservo e rifletto.
Per prima cosa ritengo che l’ incapacità di “fare sistema” anche per questo prodotto ci rende più vulnerabili sia per l’export che per il mercato interno. La stragrande maggioranza dei produttori italiani è fatta di piccole aziende per le quali, se il resto del mondo è irraggiungibile senza aggregarsi, sta diventando problematico il confronto anche sul mercato interno dove stanno avanzando concorrenti esteri molto più organizzati e agguerriti. Con prodotti, tra l’altro, che sono sempre più qualitativamente ottimi, anche perché si avvalgono di enologi italiani.
Un altro motivo è certamente riconducibili alle campagne antialcool, ma il fatto che i produttori sostengano che fare vini migliori costa sempre più caro e, di conseguenza, spesso tirino troppo la corda sui prezzi non aiuta. Come non aiuta trovarsi con sgradevoli sorprese di prezzo altresì quando si và direttamente in azienda ad acquistare il nettare. Complice a mio parere la grande “sbornia” di guide, premi e riconoscimenti che hanno fatto credere a molti produttori di avere una gioielleria. Non aiuta neppure che lungo la “filiera del vino” ci siano rincari eccessivi e assolutamente immotivati per un’offerta di non-organizzazione nella distribuzione – nonostante tanto invenduto nelle cantine - che si trasferisce poi al consumatore tramite le enoteche e i ristoratori che lamentano si la lievitazione dei prezzi in generale, ma stanno continuando da anni a proporre vini che mediamente sono prezzati al di sopra della loro qualità. Il risultato è che i clienti sempre più raramente al ristorante si permettono più d´una bottiglia.
Ritengo invece che la GDO (grande distribuzione organizzata) stia svolgendo un buon lavoro perché opera una certa selezione nelle bottiglie e nelle aziende – parlo ovviamente delle catene di distribuzione di peso, non gli “hard-discount” - garantendo qualità attraverso il proprio brand e mantenendo conte mporaneamente un prezzo “sostenibile”. I risultati, se i dati in mio possesso non sono errati, evidenziano infatti una crescita di acquisto proprio nei supermercati soprattutto nella fascia 3-5 euro (la bottiglia ovviamente).
Mi chiedo anche perché non viene adeguatamente incentivato il consumo anche del singolo bicchiere, come si fa da anni in molti paesi, nei ristoranti. Quando vi capita di andare a cena provate a chiedere, anche solo per sfizio, se è previsto il consumo del singolo calice. Questo servizio sta cominciando a prendere piede, ma potrete notare che la cosa non è mai estesa alle etichette più prestigiose. Ma questo sarebbe proprio il modo per incentivare i consumatori/clienti al vino di qualità facendo contemporaneamente buona informazione, soprattutto quando si parla di neofiti che avrebbero la curiosità e anche il desiderio di provare nettari di pregio, ma non possono (o non vogliono) farsi carico dei prezzi inabbordabili delle etichette (presunte) migliori. Sui prezzi infine sono molto pessimista, soprattutto quando leggo ad esempio di un titolare di un’enoteca di Roma che avrebbe offerto un vino al bicchiere a 5,5 euro (con un ottimo rapporto prezzo/qualità sostiene lui), ma si lamentava perché i clienti lo hanno rifiutato sostenendo che costasse troppo poco. Consentitemi, lasciandovi, di dissentire su questa cosa. Quell’enoteca si può permettere tali prezzi, forse perché a Roma, o forse perché frequentata da gente importante, ma io trovo “leggermente” immorale proporre un bicchiere di vino a più di 10.000 lire...
Scritto da Pierangelo Raffini e pubblicato sul Sabato Sera Bassa Romagna
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