Un'esistenza efficiente è fatta anche di presa di contatto col presente, penso. Vivere ora, nel momento, per assaporarlo fino in fondo. Se ci penso il presente è tutto ciò che possiedo in quanto il futuro non è che un nuovo momento del presente che potrò e andrò a vivere quando arriverà, ma finché non giunge è impossibile viverlo. Allo stesso modo il passato lo devo escludere, perché passato e ormai non più vivibile. La nostra Cultura, intendo quella Occidentale, ci chiede in pratica di non tenere mai troppo in conto il presente, ma di proiettarsi risolutamente al futuro. Il problema è che quando arriva esso diviene presente e siamo nuovamente nella situazione di prima. Il risultato è che godiamo raramente del presente perché pensiamo già al futuro o, peggio, a quello che è stato. In questo modo la nostra Felicità la rinviamo sine die perché ci sfugge di continuo.
Il presente invece andrebbe assorbito in ogni sua sfumatura per vivere pienamente tutte le nostre esperienze. Ed esserne contenti.
Insomma il carpe diem reso così celebre dall'omonimo film non era solo un invito a cogliere il presente come unico momento di cui uno veramente dispone, io l'ho sempre inteso ancor più come un monito sulle attese del futuro che, quando si realizzano, spesso non sono mai all'altezza di come le abbiamo immaginate.
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