Credo in un'economia basata sulla conoscenza e sull'innovazione, sull'identità, la storia, la creatività, la qualità. Un'economia in grado di coniugare coesione sociale e competitività, di trarre forza dalle comunità e dai territori.
Possiamo offrire la merce più richiesta dal mondo: lo stile di vita, il nostro stile di vita, il modo di essere che detta le priorità al commercio, i valori che danno senso agli oggetti.
L'Italia trova negli elementi fondanti della sua cultura produttiva, il paesaggio, il territorio, il modo di vivere, l'identità, la storia, le radici di una rete di qualità che punta a trasformare l'intero paese in un brand di successo.
Dobbiamo utilizzare il Territorio come cerniera di altre valenze di questo nostro Paese, questo Territorio rimane vitale se mantiene la sua coesione sociale e diventa capace di far nascere nuovi "Distretti Culturali" favorendo l'incontro fra qualità di vita, tradizioni, cultura, storia, ma anche nuove tecnologie e ricerca.
Occorre dare valore alla memoria, non imbalsamando il passato, ma mantenendo la nostra identità tradizionale e intrecciandola con la modernità per farne una solida base per il futuro, per le generazioni a venire.
Puntare all'eccellenza, come nel caso dei 149 prodotti agroalimentari certificati Dop e Igp con cui guadagniamo il primato europeo (oltre a ca. 9 miliardi di euro all'anno). Questa visione dell'Economia prende oggi il nome di Soft-economy che significa capacità di creare economia in base a valori non riducibili a griglie fordiste, non misurabili con il metro della quantità. I nostri "asset" devono diventare i saperi, l'innovazione, la cultura, il paesaggio, le valenze simboliche, i richiami all'immaginario, la creatività, la storia.
Tutto questo si deve tradurre nella difesa del "brand ITALIA".
E' nella difesa e nella valorizzazione del territorio, della bellezza, della qualità della vita, un ulteriore elemento per creare economia "soft" nella strategia legata ad un'offerta di infrastrutture alberghiere più efficaci e di qualità. Il turismo dovrebbe essere inquadrato in un sistema sinergico con la produzione, il territorio, la cultura, l'enogastronomia e non, come accade ora, come un'attività a se stante che procede secondo modalità scontate e tradizionali.